Basata su una ricerca realizzata all’interno di 11 tra i più grandi campi rifugiati al mondo, la mostra presenta 174 opere di artisti che risiedono in questi insediamenti o che hanno vissuto una simile esperienza, per offrire loro uno spazio di espressione narrativa, considerando lo status di rifugiati come temporaneo e accidentale nella loro biografia. Insieme alle opere nel formato 10 x 12 cm, vengono proposti interventi di fotografia e video e tre installazioni. Laila Ajjawi, street artist palestinese, ha realizzato per la mostra due tele che raccontano la resilienza delle donne della sua comunità. Il fotografo di origine ivoriana Mohamed Keita crea un labirinto di ritratti, che assieme alle parole del giornalista Luca Attanasio raccontano le vicende migratorie di 15 uomini e donne che, dopo ogni sorta di prova, sono incredibilmente riemersi. L’artista curdo Rushdi Anwar presenta un’opera in cui i frammenti mancanti di un tappeto rappresentano ciò che non può essere recuperato.
In collaborazione: Fondazione Imago Mundi