Leggere la Scrittura con la Scrittura

di don Martino Signoretto
I collegamenti ipertestuali: quali altri libri della Bibbia richiamano o sono collegati a Genesi 1-11?

 

Premessa

 

Leggere la Scrittura con la Scrittura costituisce un buon metodo di interpretazione, antico e nuovo, intramontabile.

Le Bibbie riportano a lato del testo altri passi della Scrittura: il lettore può sbizzarrirsi in un interminabile viaggio ipertestuale da una pagina all’altra, anche con il rischio di perdersi. Senza entrare nel dettaglio di come ogni richiamo ipertestuale vada inteso (è una citazione? un’implicita allusione? un approfondimento? una estrapolazione? una sinossi? un plagio? etc.), questi richiami sono tanti, importanti e utili.

Interpretare un testo biblico a partire da un altro è illuminante, apre la mente, invita al confronto, a vedere le cose in relazione ad altre.

 

«Tutte le cose sono a due a due, una di fronte all’altra, egli non ha fatto nulla d’incompleto. L’una conferma i pregi dell’altra: chi si sazierà di contemplare la sua gloria?» (Sir 42,24-25).

 

Nell’immagine, il grafico a barre che corre lungo la parte inferiore rappresenta tutti i capitoli della Bibbia, a partire da Genesi 1 sulla sinistra. I libri si alternano in colore tra il grigio chiaro e il grigio scuro, con il primo libro dell’Antico e del Nuovo Testamento in bianco. La lunghezza di ogni barra indica il numero di versetti di quel capitolo: nella Bibbia ci sono 63.779 riferimenti incrociati, ognuno è rappresentato da un singolo arco, il cui colore corrisponde alla distanza tra i due capitoli, creando un effetto arcobaleno (da Raffaele Donisio e Deborah Caporaletti, Cos’è la Bibbia, articolo pubblicato nel sito lasvolta.it, 11 maggio 2022).

I legami ipertestuali tra Genesi 1-11 e altre pagine della Bibbia sono tanti: qui ci soffermeremo su alcuni collegamenti con i Salmi.

 

Un richiamo ai Salmi

 

Sicuramente il Salmo 8 rappresenta una meditazione sapienziale, orante, che contemplando il creato e la sua incommensurabilità si pone la domanda sulla posizione dell’uomo (adam ed enosh) nei confronti di un creato così immenso. Una domanda è posta al centro della preghiera: Che cosa è l’uomo, perché te ne curi? Difronte al cielo stellato – e noi diremo a fronte dell’immensità dell’universo che oggi possiamo contemplare con i potenti mezzi di osservazione – l’uomo è talmente piccolo che tutto sommato non si meraviglierebbe di risultare alla fine anche insignificante. Ma non è così. La relazione con Dio, il creatore, sembra giocare con questa sproporzione, riconoscendo all’uomo una posizione di rispetto: «Eppure lo hai fatto poco meno di un Dio, lo hai coronato» (Gen 1,26-28).

Ecco cosa meraviglia l’orante del Salmo 8: che l’uomo viene posizionato in modo speciale nell’universo per il suo ruolo di “signore”. In un dialogo interculturale con un mondo che ammetteva le disparità sociali che toccavano la stessa identità dell’individuo, tanto da giustificare la schiavitù, i capitoli 1-2 di Genesi e il Salmo 8, considerano l’uomo in quanto tale – non un ebreo, non un babilonese – a immagine di Dio, quindi coronato alla stregua di un principe, con posizione di rispetto nell’universo creato.

La risposta culturale è potente. Tutto questo meraviglia e diventa canto, preghiera, lode, contemplazione.

 

Un altro salmo legato alla creazione è certamente il Salmo 104.

L’orante conosce bene la terra santa, i suoi occhi hanno contemplato sia il deserto che luoghi ricchi di acqua, monti e valli di ogni genere. Addirittura, l’orante conosce la vita animale del deserto che si differenzia tra notte e giorno, come osa parlare del Leviatano come un cucciolotto degli abissi che rimanendo al suo posto è motivo di gioco per Dio. Anche sui venti spende la sottile esperienza che tutti conosciamo: se qualcuno parla da lontano e il vento viaggia nella nostra direzione le nostre orecchie riescono a sentirlo. I venti sembrano proprio dei messaggeri. È molto sottile e attenta, dunque, la lode contemplativa nei confronti del creato che ascoltiamo in questa forma orante.

Va notato che inizialmente si citano le cose create (vv. 1-9), poi le cose create in relazione le une con le altre e in relazione con Dio (vv. 10-26) e poi le cose in relazione con Dio che “nutre” e sostiene quanto ha fatto, un ciclo di vita e morte e di nuovo vita (vv. 27-34).

Emerge in forma poetica l’idea del Dio Creatore – o meglio “creante” – nel senso che va considerato come il Dio che sostiene, “crea e conserva” l’universo (DV 3). Non a caso i verbi sono al presente: Dio è attivamente coinvolto nell’esistenza attuale dell’universo e alla fine del Salmo pure lui si compiace e gode di quanto vede in atto: «gioisca il Signore delle sue opere» (104,31).

 

 

 



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