Un amico scomparso troppo presto,ma il cui ricordo genera riconoscenza e persino un sorriso affettuoso. AlFestival Biblico la memoria di padrePietro Kaswalderdello Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme, che con la sua breve vita, interrotta da un infarto il 18 giugno 2014, ha dato un immenso contributo allo studio, alla conservazione e alla custodia di queisassi e di quei paesaggi dove la Parola biblica si è incarnata.”Pietro Kaswalder, la vita come un viaggio “, volume composto dal confratello e amico padre MassimoPazzini , anche lui studioso della Bibbia a Gerusalemme, offre lo spunto peril ricordo: «Non volevo aspettare tanto ad uscire. Speravo di poter aiutare amantenere viva la sua memoria. Si tratta di un volume che riassume tutte le notizie principali della vita di padre Pietro, in un linguaggio accessibile anche ai non addetti ai lavori. In esso, sono presenti anche le testimonianze dei biblisti di Gerusalemme, di Roma e di Parigi».Ma chi era, padre Pietro, quel frate trentino partito dopo due anni in convento a Gorizia, ancora innamorato dei suoi boschi ricolmi di funghi al punto da ingegnarsi a trovarli pure nelle cortecce delle conifere nel torrido medio oriente? «No, non era un archeologo alla Indiana Jones – precisa padre Pazzini – ma resta una figura importantissima per lo studio biblico. È stato lui, infatti, a sistematizzare e a mettere per iscritto la conoscenza delle “escursioni bibliche”». Le “escursioni bibliche”,materia fondamentale per il percorso di chi studia il Libro per eccellenza,cambiano le prospettive: «Gli studenti possono toccare con mano in Terra Santa,ma anche in Egitto o in Turchia, la concordanza tra le fonti. Fare esegesi aRoma non è la stessa cosa che farla a Gerusalemme. A Gerusalemme hai la lingua,hai la terra. Diventi familiare a quell’ambiente e a quel mondo. Vedi i beduinie attraverso di essi puoi vedere Abramo: anche lui viveva in una tenda».Uno studioso preciso e puntuale,padre Pietro: «Compilando la sua tesi di laurea – ricorda padre Pazzini – era andato in crisi perché in un testo trovava un buco temporale di 400 anni. Per mesi non si è dato pace finché non ha trovato una soluzione al problema». Nel libro di padre Massimo Pazzini trovano spazio anche gli ultimi articoli di Kaswalder e vengono presentati anche gli imponenti lavori che stava portando avanti eritrovati nel suo computer dopo la sua morte. «Esattamente due mesi di prima dimorire era stato nominato custode del Campo archeologico di Cafarnao, città di origine dell’apostolo Pietro, con il quale condivideva il nome».Un uomo un po’ burbero, come lo descrive il giornalista Giuseppe Caffulli , moderatore dell’incontro: «Avevaperò un cuore molto caldo. Si poteva mostrare ombroso ma poi ti veniva sempre a cercare. Grazie a lui e alle sue escursioni ho scorto il senso più profondo di cose che avevo letto nei libri e delle quali non avevo compreso l’importanza.La sua capacità di spiegare le cose facendoti toccare quelle pietre mi ha aperto un mondo».



X