
30 Gen In principio, Bereshit, ma quale principio?
di Isabella Tiveron
Fin dall’origine del mondo ci sono due principi: Genesi 1 e Genesi 2, la seconda più antica della prima. Due modi di intendere la creazione, due interlocutori diversi.
In Gen.1 Dio crea con parole sicure, secondo un ordine, parla, secondo il redattore sacerdotale* ad un popolo in esilio; in Gen.2 parla ad un popolo liberato dal giogo egiziano e il redattore jahvista** rilegge la creazione secondo la sequenza: “dono-peccato-/castigo-perdono”. In Gen.1 lo sguardo va dal cielo alla terra, in Gen. 2 va dalla terra al cielo. Dio offre all’uomo la possibilità di essere felice, è lo Shalom, cioè la possibilità per l’uomo, nonostante le sue fragilità, di riconoscere ed entrare in relazione con tutto ciò che è altro da sé: con Dio, con l’altro, con il creato. Lo shalom è il dono che Dio fa all’uomo e indica “pienezza di vita”.
Genesi 1 e 2
Genesi cerca di dare risposte al perché c’è il mondo e l’uomo, qual è il suo significato ultimo, domanda che si potrebbe volgere in questo modo: perché viviamo? o verso dove andiamo? Infatti il problema dell’origine del mondo e dell’uomo è strettamente connesso con quello della fine o meglio della meta. A queste domande hanno cercato di rispondere tutti i popoli del tempo attraverso narrazioni simboliche e mitiche. Così in Genesi ci troviamo di fronte non ad una storia vera, come la intendiamo oggi, ma a delle “narrazioni che dicono il vero” su determinati problemi a seconda dell’ottica di fede da cui partono, per questo gli scrittori biblici si discostano spesso dai contenuti mitologici pur adottandone il linguaggio. Le forze cosmiche vengono declassate da divinità a creature del Creatore. Questo modo di parlare della realtà attraverso modelli mitici posti fuori dalla storia rappresentano “l’eziologia metastorica”: è la possibilità per il lettore di entrare nel racconto e di vedere ciò che gli altri hanno vissuto e, come attraverso uno specchio, riportarlo all’oggi. Pertanto diventa più comprensibile leggere di due creazioni, Gen1 e Gen2, la seconda più antica della prima in cui sembra che la mano creatrice sia quasi dissonante.
Chi è Adam perché di lui ti ricordi?
Salmo 8
Adam è Ha-adam, l’intera umanità.
Genesi 1
Nel racconto più recente, Gen.1, Dio mette ordine e crea con 10 parole: “e Dio disse”. All’inizio lo fa attraverso la separazione – separa la luce dalle tenebre, il giorno dalla notte, le acque di sopra da quelle di sotto – e poi comincia a creare. Al culmine della sua opera crea l’uomo e la donna. È un ritmo cadenzato simile ad un inno, scritto nell’epoca dell’esilio per dare speranza al popolo. Due sono gli schemi presenti: quello del tempo, i 7 giorni, e quello del dire e del fare per 10 volte. (10 saranno i comandamenti che Dio darà al suo popolo sul Sinai dopo averlo liberato).
Il settimo giorno Dio si riposa, è lo shabbat. Il termine della creazione sta nel sabato quando tutto è portato a compimento e Dio quasi fa verifica dell’opera svolta. Paolo De Benedetti diceva: “L’uomo non è padrone della totalità, perché Dio ha separato il sacro e il profano, la luce e la tenebra, Israele e le genti, il settimo giorno e i sei di lavoro. E non ha dato tutto questo agli uomini. E se il mondo che verrà sarà tutto sabato, il nostro mondo non è tutto sabato. L’uomo non è padrone dell’intero, né dello spazio, né del tempo, e lo shabbat è transitorio.”
Genesi 2
Nel racconto di creazione di Gen.2 l’uomo, maschio, è creato per primo e la donna dopo la nascita del bestiame, dei volatili e delle fiere (Gen. 2,21-22). Questo racconto vuole illustrare l’indole della condizione umana, è meno cadenzato, più fluido, vuole parlare a chi ha già vissuto la schiavitù e la precarietà della condizione umana: plasma Adam, il terricolo, pianta un giardino, fa crescere gli alberi, lo fa riposare nell’Eden, gli dà un comando, plasma gli animali, lo fa addormentare e dà forma alla donna, perché “non è bene che Adam sia solo”. Chiama Adam che si è nascosto, si rivolge alla donna e al serpente, confeziona tuniche per loro dopo che hanno trasgredito, li caccia dall’Eden.
note
* I sacerdoti e i sapienti in epoca esilica e post-esilica (VI-V sec. a. C.) hanno cercato di ricomporre una serie di narrazioni e hanno dato vita a gran parte del libro di Genesi.
Questa narrazione viene denominata sacerdotale, la ritroviamo in Gen.1,1-2,4; c. 5; c. 6-9; c.10 e 11.
** La tradizione Jahvista è quella che denomina Dio con il tetragramma sacro Jhwh, forse presente in Gerusalemme fin dall’VIII sec a.C. è vicina alla monarchia davidica e vede nelle promesse di Dio e nel loro compimento il trait d’union con tutta la storia del popolo ebraico. Gen. 2,4b-3,24; 4,1-16; 4,17-25; 11,1-9.